La lapide di Luigi Busti al Passo di Romecchio

Gli amanti della montagna troveranno ad accompagnarli nelle loro escursioni un’infinità di targhe, lapidi, iscrizioni generalmente dedicate a chi li ha preceduti su quei sentieri e che adesso non c’è più. Alcune curiose: come quella che omaggia la contadina che per tutta la stagione dell’alpeggio quotidianamente affrontava l’erta per portare il desinare al marito pastore (almeno questo dice la targa: ma le malelingue precisano che in realtà l’accorta donna andava a controllare la situazione, sapendo l’allegro consorte più dedito al fiasco che alle bestie). Altre commoventi: a cominciare da quella dedicata dal vedovo alla moglie che giunti a quel punto della camminata soleva richiamarlo perché la aspettasse, a ricordare momenti di felicità che non torneranno.

Ma il primato della poesia spetta sicuramente alla lapide bifronte lasciataci dal garfagnino Luigi Busti al Passo di Romecchio: toccante testimonianza di un periodo storico, la prima metà del secolo scorso, che vide molti giovani di queste terre emigrare in cerca di fortuna, per poi ritornare alle proprie radici carichi di nostalgia e di rimpianti, a ritrovare i sentimenti perduti. Questo l’elegiaco bilancio di una vita:

“Da umile pastore quassù vissi in questa quiete e nel suo dolce incanto / e a perenne memoria in questa pietra scrissi per i futuri nepoti il mio rimpianto

Affido a questa pietra il mio ricordo su questi monti che furon la mia culla / pellegrinai poi il mondo e un dì tornai a ricercar quella pace che lassiai”.

La lapide di Luigi Busti al Passo di Romecchioultima modifica: 2022-11-09T20:35:05+01:00da tradersimo
Reposta per primo quest’articolo